sabato 26 febbraio 2011

Un quaderno tutto per me


Oggi il  telefono cellulare, oltre alla funzione di base per poter ricevere e fare telefonate, nonché mandare messaggi o addirittura connettersi ad internet, praticamente può diventare anche la nostra agenda, dove poter annotare appuntamenti di ogni genere, grazie alla tecnologia e alle numerose funzioni che oramai hanno questi oggetti.

Nonostante tutto, la necessità di avere un quaderno tutto per me, dove poter scrivere sia appuntamenti ma anche pensieri, osservazioni, annotare eventi, libri da leggere o siti internet da consultare, ha fatto sì che la scorsa settimana ne comprassi uno.

La scelta è stata piuttosto facile…ne volevo uno non troppo grande da portare in borsa e piuttosto semplice, possibilmente con l’elastico per chiuderlo…insomma, uno tipo Moleskine…ma anche di quelli ce ne sono di tante forme e generi…poi alla fine ne ho trovato uno che faceva al caso mio: è delle dimensioni giuste, le pagine sono a righe, la copertina è rigida di colore nero, ha l’elastico rosso per chiuderlo; sulla copertina c’è disegnato un gatto sopra un libro e la seguente frase “Un gatto non dormirebbe mai su un libro mediocre”…ma non è carino?! … infatti non ci ho pensato su più di tanto…l’ho comprato subito perché è proprio il mio quaderno.

Non so se questo quaderno durerà solo per il 2011 oppure di più, intanto sono contenta di averne uno, poi quando le pagine saranno finite, ci penserò…sicuramente ce ne sarà un altro da qualche parte che farà per me!

martedì 22 febbraio 2011

Produzione propria

Era da un po’ che avevo voglia di ritrovarmi con le mie amiche per passare un pomeriggio creativo. L’idea era quella di sbizzarrirci su 3 argomenti: bijoux, decopatch e lavorare ai ferri. Quindi domenica pomerigio ci siamo date appuntamento a casa mia, ognuna con il proprio materiale, per dare sfogo alla fantasia e creare. Eravamo partite con l’idea di fare tante cose, ma poi alla fine, il tempo di un pomeriggio è sempre troppo poco per voler fare tutto, quattro ore passano molto in fretta e ogni volta rimaniamo sempre con la voglia di continuare o finire “l’opera” incompiuta, che quasi sicuramente rimarrà nella scatola fino al prossimo appuntamento, e chissà fra quando sarà.

La cosa bella di queste riunioni fra amiche, oltre al chiacchierare e farsi due sane risate, è anche poter scambiare il materiale fra di noi, ...infatti chissà perché succede quasi sempre che ad una di noi manca quella perlina o quel cordoncino che le serve per la collana...fortunatamente però, se si cerca bene fra le scatole di tutte, un’altra di noi ce l’ha...questa sì che è collaborazione!

Dopo un pomeriggio così, mi faccio sempre prendere dall’entusiasmo della creazione e per almeno 15 giorni cerco di finire o fare qualche altra cosa per conto mio, durante le serate dopo cena: ecco allora che la casa si riempie di cose in attesa di essere finite sparse ovunque, che prima o poi saranno concluse.

Anche se non ho potuto lavorare ai ferri per mancanza di tempo, domenica la mia amica Lorenza mi ha insegnato un nuovo tipo di lavorazione: il “punto lanciato”... non vedo l’ora di fare una sciarpa con questa tecnica nuova per me: penso che nei prossimi giorni mi dedicherò proprio a questo. 

Paola si è dedicata interamente al bijoux producendo “zitta zitta” (anzi ogni tanto canticchiava) ben tre collane e un braccialetto molto originale, oserei dire disneyano...i ciondolini sono tanti piccoli pesciolini “Nemo”.

Silvia dobbiamo dire che è stata la più produttiva di tutte e soprattutto ha spaziato fra i 3 argomenti: ha creato una parure (formata da collana + braccialetto) molto estiva, fatta di conchiglie; poi ha decorato, usando la tecnica del decopatch, un barattolino con ritagli di giornale.

Lorenza, oltre ad insegnarmi il “punto lanciato”, ha finito una serie di collane incompiute rimaste lì da precedenti pomeriggi creativi, e poi ne ha creata una nuova che al marito, dopo averla vista, gli ha ricordato il sistema solare...quindi direi che possiamo dare un nome a questa collana: “Plutone”.

Io mi sono dedicata a smontare e rimontare una collana che avevo già fatto, aggiungendo e togliendo qualcosa, poi ne ho fatta una nuova, usando materiale mio e non, e devo dire che il materiale preso dalle scatoline delle amiche, riesce sempre a dare quel tocco in più.
Ma poi, chi li indossa tutti questi bijoux?...dove mettiamo i barattolini decorati?...alcune cose le regaliamo, altre le indossiamo d’estate, altre rimangono dimenticate nella scatola del materiale...che puntualmente ritroveremo dopo mesi e mesi quando ci riuniremo per uno dei nostri appuntamenti creativi e nel momento in cui riappariranno, ci dimenticheremo quasi di averle fatte. 

Alla fine comunque,  l’importante di tutto questo creare, è l’aver trascorso del tempo con le amiche, indipendentemente dall’aver finito o no ciò per cui abbiamo dato sfogo alla nostra fantasia…questa è la vera soddisfazione!

venerdì 11 febbraio 2011

Il Mercato Centrale di Livorno

Sabato scorso mi sono ritrovata con 2 mie amiche in Piazza Cavallotti a Livorno, dove si trova il Mercato Centrale (detto anche Mercato Chiuso). Infatti si tratta di una struttura di ferro e vetro in stile liberty che risale a fine Ottocento ancora oggi ben conservata. Qui possiamo trovare tantissimi banchi che offrono una vastissima varietà di cibo, anche il più introvabile, mi riferisco per esempio ad alcuni banchi specializzati nella vendita di farine, cereali e legumi, disposti ordinatamente in grosse sacche di juta: qui non troviamo semplicemente dei ceci o dei fagioli o della farina di mais, ma tipi di legumi e farine rari che ti vien voglia di comprare un sacchetto di ognuno. Non mancano anche i banchi del pane offerto in mille forme e varietà,  quelli dei formaggi e della carne, tutti presentati benissimo. Poi ci sono anche i banchi del pesce fresco ancora guizzante nelle ceste del ghiaccio, e quelli della frutta e verdura. 
Stando dentro al Mercato Centrale, si respira un’aria di “commercio” sana, nel senso che tutti coloro che svolgono un’attività commerciale all’interno, mi danno l’impressione che lo facciano con passione, pur con sacrificio. Quando ci si avvicina ad un banco per chiedere e comprare qualcosa, troviamo dall’altra parte persone pronte a consigliarti su come preparare o conservare meglio ciò che compriamo, troviamo una famigliarità e un’attenzione nell’approccio al cliente, dovuta forse anche alla parlata livornese, molto aperta e disinvolta, che non troviamo nel normale supermercato, nel Mercato Centrale si riscoprono i sapori.
La struttura dell’edificio è talmente bella e ampia, che è un peccato che sia usato solo per il mercato mattutino. Infatti sarebbe molto adatto all’ organizzazione di eventi culturali, tipo concerti, rappresentazioni o mostre. Nel mese di Dicembre 2010 comunque, in un freddo pomeriggio di sabato che tutti ricorderanno (per la neve pre-natalizia che ha bloccato mezza Toscana), c’è stato proprio un piccolo concerto della Banda Musicale di Collesalvetti (dove suona anche Renato) che ha allietato la fredda serata. Quindi dico, perché non farlo più spesso? 
Una cosa che mi è piaciuta molto, è stata anche l’iniziativa di creare una borsa da riutilizzare di colore amaranto raffigurante la struttura stilizzata dell’edificio e la scritta Mercato Centrale, in risposta alla direttiva europea che a partire da quest’anno vieta l’uso delle buste di plastica. Ovviamente l’ho comprata subito!
Il Mercato Centrale mi riporta anche a dei ricordi belli di quando ero piccola, quando ci andavo con la mia nonna e ogni volta che ci entro, un pensiero va a lei...

venerdì 4 febbraio 2011

“L’oro di Pisa “


Non parlo di oro vero, ma di una pietanza semplice e povera: la torta di ceci, o cecìna, o farinata di ceci, a seconda di dove ci troviamo. Si tratta di una torta salata molto bassa composta da farina di ceci, acqua, sale e olio di oliva. Il composto piuttosto liquido, viene versato su di una teglia di rame e cotto in forno, assumendo un bel colore dorato dopo la cottura.

Ogni volta che si parla di questa pietanza, c’è una piccola “guerra” fra genovesi, pisani e livornesi nello stabilire chi l’ ha inventata.

Secondo una leggenda, pare che questa pietanza sia nata per casualità nel 1284, quando Genova sconfisse  Pisa nella battaglia della Meloria.  Le galee genovesi, cariche di marinai e vogatori prigionieri si trovarono coinvolte in una tempesta che causò la perdita di alcuni barilotti d'olio e alcuni sacchi di farina di  ceci si rovesciarono, mescolandosi con l’acqua salata. Dal momento che le provviste erano molto poche e la scelta non c’era, per sopravvivere i marinai decisero di recuperare il composto e mangiare quella purea di ceci e olio. Per cercare di renderla un po’ più appetibile, alcune scodelle vennero lasciate al sole, che asciugò il composto in una specie di frittella. Una volta rientrati a terra, i genovesi pensarono di migliorare la scoperta improvvisata, cuocendo la purea in forno. Il risultato piacque molto e, per beffa agli sconfitti, venne chiamato l'oro di Pisa.

Effettivamente le città in cui si può gustare maggiornamente questo piatto, sono proprio Livorno, Pisa e Genova, e devo dire, a mio modesto parere, che Livorno vince su tutte, fra le due “litiganti” si è aggiudicata il titolo.

A Livorno, la maniera più diffusa di mangiare la torta di ceci viene comunente chiamata “5 e 5”, perché nel passato si compravano 5 centesimi di torta e 5 di pane. Di solito infatti la torta di ceci si serve in un panino salato (detto francesino, da non confondersi però con la baguette francese), oppure in una schiacciatina, con del  pepe macinato sopra. La bevanda che si sposa perfettamente con il “5 a 5” è un bel bicchiere di spuma “bionda“.

Per chi volesse gustare questo tipico piatto povero e veloce, ma molto gustoso, consiglio a Pisa: da Filippo (in Via Corridoni vicino alla stazione), e da Pancino (in Via Benedetto Croce).
A Livorno consiglio: Seghieri (vicino a Piazza Cavour), da Cecco (vicino a Piazza Mazzini) e da Gagarin vicino al Mercato Centrale, dove una mamma con i suoi due figli vi serviranno alla livornese, il tutto “condito” da pittoresche litigate e discussioni, per tenere allegri i clienti...per me, la miglior torta di ceci!

Per chi poi invece si vuol dilettare a farla in casa, occorre innanzitutto una bella teglia di rame stagnato. A questo punto si può cominciare.

Ingredienti: 3-4 persone
250 g di farina di ceci
600 g di acqua
3 cucchiai di olio extravergine
1 cucchiaino di sale


Preparazione:
Si mescola la farina di ceci, con l’ acqua, il sale e un po’ di olio di oliva. Dopo di che il composto, piuttosto liquido, viene fatto riposare per alcune ore (da 2 a 10), mescolando di tanto in tanto, per evitare che si formino grumi.
Una volta pronto, il composto viene steso nella teglia di rame precedentemente oliata e introdotto nel forno.
Il forno deve essere ben caldo (250 gradi). Per la cottura di solito bastano 20-25 minuti, comunque la torta è pronta quando si è formata una crosta sulla superficie color oro, tipo bruciacchiato. Lo spessore del composto va dai 2 ai 4 mm.