venerdì 27 maggio 2011

Cous Cous


In questo periodo di caldo, ho voglia di cibi freschi, ma saporiti allo stesso tempo, senza dover “sfornellare” troppo. Il cous cous, è uno di quei piatti che risolve la cena in modo veloce: è un piatto unico che accompagna bene sia le verdure, che la carne e il pesce.

A me piace tanto con le verdure; ecco la ricetta che in queste sere ha risolto bene le mie cene.

Cous Cous con verdure

Ingredienti per 4 persone:
2 bicchieri di cous cous
2 bicchieri di acqua
Sale
Pepe
Olio
4 zucchine
4 carote
1 cipolla
10 pomodorini “ciliegini”
Basilico
Menta

Procedimento:
Lavare e pulire le zucchine, le carote e la cipolla. Tagliarle a rotelline sottili e farle saltare in padella con olio, sale e pepe (se necessario, aggiungere un po’ di acqua per evitare che si rosolino troppo); le verdure devono rimanere piuttosto croccanti.
Mettere il cous cous in una pirofila capiente. Scaldare l’acqua e versarla sopra il cous cous fino a coprirlo. Aggiungere sale e 1 cucchiaio di olio e mescolare bene. Coprire la pirofila per 5 minuti per far assorbire tutta l’acqua. Scoprire e sgranare il cous cous con una forchetta.
Trasferire il cous cous in una ciotola grande che porteremo in tavola.
Aggiungere le verdure saltate, poi i pomodorini tagliati in 4. Infine qualche fogliolina di basilico e menta. Mescolare bene il tutto aggiungendo un po’ di olio e aggiustando di sale se necessario. Mettere in frigo e servire fresco.


E per il dolce niente?
Non sapevo che il cous cous potesse essere usato anche per fare dei dolci; girovagando su internet, sono riuscita a trovare una ricetta per un dessert a base di cous cous...un po’ insolito, ma la proverò. Eccola.

Cous Cous dolce

Ingredienti:
250 g di cous cous
Succo di 2 arance
50 g di zucchero
½ bicchiere di Marsala
100 g di pistacchi
50 g di mandorle
50 g di pinoli
50 g di nocciole
Cannella in polvere
Gocce di cioccolato
Uva passa
Foglioline di menta

Preparazione:
Mettere il cous cous in una pirofila capiente, aggiungere l’uva passa. Scaldare l’acqua e versarla sopra il cous cous fino a coprirlo. Aggiungere 1 cucchiaio di olio e un pizzico di sale e mescolare bene. Coprire la pirofila per 5 minuti per far assorbire tutta l’acqua. Scoprire e sgranare il cous cous con una forchetta.
Intanto, in una padella antiaderente, mescolare il succo di 2 arance insieme al Marsala e allo zucchero e portare ad ebollizione; si deve formare una specie di sciroppo. Poi aggiungere i pistacchi, le mandorle, i pinoli e le nocciole triturati e mescolare ancora.
Versare tutto sul cous cous, aggiungere cannella in polvere e gocce di cioccolato e mescolare bene. Con il composto ottenuto, riempire delle ciotoline monoporzione, decorarle con una fogliolina di menta e metterle in frigo.


Curiosità
Il cous cous è un alimento tipico del Nordafrica (considerato piatto nazionale) e della Sicilia occidentale, formato da granelli di semola cotti a vapore e poi fatti essiccare.

Non solo cibo
Il cous cous non è solo un alimento, ma in questo caso è anche il titolo di un film. E’ un film francese del 2007, dal titolo originale “Le graine et le mulet” , letteralamente “Il grano e il cefalo” (che rappresentano gli ingredienti principali del cous cous di pesce). Il regista è Abdellatif Kechiche, tunisino. Il film ha partecipato al 64° Festival del Cinema di Venezia dove ha vinto il Leone d’Argento-Gran Premio della Giuria.

A questo punto, lancio l’idea di preparare un piatto di cous cous, mangiandolo guardando il film, magari in compagnia di amici.

giovedì 19 maggio 2011

Una ciliegia tira l’altra


Il periodo primaverile-estivo, è il periodo in cui il frutto della ciliegia matura, e giugno coincide quasi sempre con il mese della raccolta.

Questo bellissimo frutto, a forma spesso di cuore e di colore rosso acceso, è il prodotto tipico di Lari, un borgo mediceo delle Colline Pisane, che celebra e festeggia questa squisita prelibatezza con la “Sagra delle ciliegie”, considerata una delle più conosciute manifestazioni della Toscana, arrivata alla 55° edizione (la sagra infatti è nata nel 1957).

Durante i giorni di sagra, che quest’anno si terranno il 28 e 29 maggio e 2, 4 e 5 giugno, oltre alla ciliegia protagonista della festa, che troviamo nella piazza principale del paese, sui banchetti dei produttori di ciliegie di Lari, si possono trovare anche altri prodotti derivati dalle ciliegie, come la confettura extra di ciliegie di Lari, realizzata dal Comitato per la Tutela e Valorizzazione della ciliegia di Lari, segnale positivo per la conservazione dei prodotti tipici di un luogo.

Inoltre, non mancheranno manifestazioni culturali, artistiche e musicali, che animeranno la sagra attirando il turista che si troverà a passare da Lari, dove oltre a degustare la ciliegia, potrà ammirare il castello del paese immerso nelle verdi colline, e godersi la tranquillità e le tradizioni che il luogo offre.


La maniera migliore di gustare le ciliegie, è quella di mangiarle fresche: “una tira l’altra” appunto, ma ho trovato una ricetta piuttosto semplice per un dessert.
Si tratta del Clafoutis di ciliegie un dolce tipico di origine francese, piuttosto facile da realizzare. Ecco la ricetta.
Ingredienti:
-600 gr di ciliegie
-90 gr di farina
-200 ml di latte
-3 uova
-1 scorza di limone grattugiata
-1 pizzico di sale
-100 gr di zucchero
-1 bustina di vanillina
-2 cucchiai di Brandy (o Maraschino)
-zucchero a velo q.b per spolverizzare


Procedimento:
Lavare le ciliegie, asciugarle, togliere il nocciolo e il gambo.
Accendere il forno a 180°. 
Imburrare una pirofila, oppure mettere della carta da forno, e cospargere il fondo con lo zucchero.
Sbattere in una ciotola le uova con lo zucchero e la scorza di limone grattugiata, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso; aggiungere la vanillina e poi la farina setacciata, mescolando bene il composto. Aggiungere poi poco alla volta il latte, mescolando delicatamente, e il Brandy (o Maraschino).
Distribuire in maniera uniforme le ciliegie sul fondo della pirofila e poi versare il composto sopra le ciliegie; infornare per 30-40 minuti, finché il clafoutis diventerà dorato e soffice.
Dopo la cottura, togliere il clafoutis dal forno e spolverizzarlo con lo zucchero a velo. Servirlo tiepido.
Buon Appetito!

P.S.
Il clafoutis si può fare anche con le pesche, le albicocche, le pere...

lunedì 16 maggio 2011

Quando la musica accorcia le distanze



Lo scorso sabato sera 14 maggio, la musica ha giocato un ruolo importante: è riuscita a far riavvicinare alcune persone che da anni non si vedevano.
Questa specie di “miracolo” è stato possibile grazie al concerto che i Polverfolk hanno fatto a Migliarino, in provincia di Pisa.

I Polverfolk sono un gruppo musicale, nato nel 1976, che suona e canta musiche e ballate di tradizione celtica, soprattutto dell’Irlanda, della Scozia e della Bretagna.
Grazie alla cantante e chitarrista Lila, che ora vive a Gallarate, con la quale ho passato molte giornate e serate in passato, i Poverfolk hanno avuto l’occasione di suonare in Toscana, nello specifico a Migliarino Pisano (Vecchiano-Pisa), nella terra che, come ha ammesso Lila durante il concerto “ sento e considero veramente casa mia”.

Grazie al tam tam di Facebook, l’evento è stato comunicato ad un bel po’ di gente, quindi sabato sera ho vissuto l’emozione di incontrare di nuovo persone che da anni non vedevo, con le quali ho passato parte della mia vita. In un certo modo ci eravamo ritrovati, grazie ad internet, ma rivedersi dal vivo e per un’occasione così bella, è stato davvero emozionante.

La serata è stata molto bella, coinvolgente, piena di musica ed energia, e credo che quest’incontro ci ha dato la spinta per continuare a vederci anche in futuro, per mantenere le relazioni vive, non solo virtuali: la musica ha accorciato le distanze!

Per chi ne vuol sapere di più, visiti il link sotto:
http://www.polverfolk.it/

giovedì 12 maggio 2011

L’altra metà del mondo

Il pomeriggio di domenica 1° maggio, l’ho dedicato, insieme ad alcuni amici, a visitare la mostra che si tiene a Palazzo Blu a Pisa fino al 26 giugno, intitolata “Donne d’Italia. La metà dell’Unità”,  allestita in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

L’intento della mostra, è quello di raccontare la storia della costruzione della nostra nazione, dall’ Unità fino ai giorni nostri, vissuta attraverso le voci, le vicende e le azioni delle sue donne, spesso messe in secondo piano, ma non per questo meno importanti.

Le donne presenti in questa mostra, sono donne determinate che con la loro forza hanno contribuito a costruire la civiltà italiana, lottando per i loro ideali e facendo valere la loro identità femminile; alcune sono donne famose, come Anita Garibaldi, Maria Montessori, Rita Levi Montalcini, Nilde Jotti, Tina Anselmi, Grazia Deledda e moltissime altre, alcune sono donne anonime, ma che hanno contribuito attivamente alla costruzione della nazione, a fianco spesso degli uomini i cui nomi sono molto più noti.

Queste donne, hanno contribuito al progresso culturale, politico, lavorativo e civile dell’Italia; sono donne che rappresentano “l’altra metà” rimasta spesso nascosta e dimenticata, perché considerata quasi scontata e ovvia. La mostra allestita, non vuole dare per scontato niente, ma valorizza proprio la forza e l’impegno di ognuna delle donne rappresentate che hanno partecipato insieme agli uomini all’Unità del Paese.

La mostra è suddivisa in varie sale, in cui possiamo osservare fotografie di donne accompagnate dalle biografie essenziali, a ricordare il loro contributo importante per la società; inoltre troviamo immagini e filmati che raccontano l’evoluzione della moda degli anni passati, con particolare attenzione alle misure del corpo della donna, e a come, grazie alle misure, l’ideale di bellezza femminile durante gli anni è cambiato.

Nell’ultima sezione, ci sono vari schermi in cui vengono proiettate alcune interviste fatte a diverse donne facenti parte dello spettacolo, della scienza, della politica e dell’imprenditoria, alle quali è stato chiesto di lasciare un messaggio alle generazioni future;  il messaggio di base è per lo più lo stesso: non rinunciare ai propri sogni e alle proprie aspirazioni.

La mostra è interessante, perché oltre a farci vedere la crescita dell’Italia dal punto di vista femminile, ricordando donne ormai famose per le loro opere/azioni, ci ricorda anche tutte le altre donne “anonime” ma necessarie, senza le quali l’Unità dell’Italia non sarebbe stata possibile: è un tributo all’altra metà del mondo.

giovedì 5 maggio 2011

Gatti che suonano e cantano

Di solito i gatti miagolano, a Pisa ci sono 2 gatti che suonano e cantano!
Di chi sto parlando?...di due bravissimi musicisti e cantanti locali, Tommaso Novi e Francesco Bottai.

Nel duo, Tommaso è pianista, compositore, cantante, nonché un fischiatore eccezionale ( ...penso di non aver mai sentito nessuno che fischia così) Francesco, è chitarrista, cantante, compositore e armonicista.

Il loro tipo di musica spazia dal jazz allo swing, al blues, ispirandosi in un certo modo anche al teatro canzone di Giorgio Gaber, e ad altri grandi nomi della musica italiana come Paolo Conte e Fred Buscaglione. Ma la cosa più divertente, soprattutto per noi della zona, è che i loro testi sono in vernacolo pisano, quindi molto coloriti nel linguaggio, ma mai volgari...direi piuttosto divertenti.

Le loro canzoni si ispirano a storie di persone realmente vissute, che sono diventate popolari perché conosciute da tutti, oppure ad esperienze di quartiere raccontate con un’ironia e una tragicomicità molto toccante.

Ogni loro canzone rappresenta un “quadretto” di vita vissuta, ti immedesimi immediatamente dentro la scena raccontata. Noi della zona li possiamo apprezzare maggiormente, soprattutto per i testi, perché parlano di cose che fanno parte della storia popolare pisana.

“I Gatti Mézzi”,questo è il nome del gruppo (...mi raccomando, da leggere con la “e” chiusa mézzi, nel senso di bagnati fradici), nascono musicalmente nel 2005 ed oggi sono conosciuti ed apprezzati per la loro bravura non solo a Pisa, ma anche in molte altre città della Toscana...e persino fuori...
Nel 2007 “I Gatti Mézzi”  vincono il Premio Ciampi (concorso musicale nazionale che si svolge nella città di Livorno) per i brani “Tragedia dell’estate” e “La zuppa e ‘r cacciucco”.

Personalmente, li conoscevo solo tramide cd, ma finalmente sabato scorso sono riuscita a vederli e sentirli dal vivo... (a Pontasserchio vicino Pisa) e mi sono proprio divertita! Sono andata al concerto insieme mio nipote di 8 anni, che è un grande fan e conosce tutte le canzoni. Infatti il pubblico che segue “I Gatti Mézzi” è molto eterogeneo: va dai bambini, alle persone di mezza età...e questa credo sia la cosa che gratifichi di più il duo, vedere l’affetto con il quale vengono seguiti...quando la musica è fatta bene, piace a tutti!

Dicono di loro stessi:
'Roba da gatti mézzi, dicevano i nostri padri.
La peggior cosa che possa capitare ad un gatto è essere sorpreso da un diluvio in un vicolo di notte o una piena del fiume in città...
Due gatti infradiciati scorazzanti in un vicolo notturno alla ricerca di una lisca o di una compagna in calore è l'idea che ci ha affascinato per raccontare una Pisa borghese, globalizzata e tecnologica che si sta dimenticando dei propri vicoli bui e puzzolenti, dei suoni e dei rumori che li animano e dei loro abitanti secchi e spelacchiati che vivono fra un miagolio d'amore e uno di disperazione'


Fino ad ora hanno fatto 3 cd:
'Anco alle puce ni viene la tosse',  'Amori e Fortòri',  'Struscioni'.


In questo periodo stanno ultimando il loro quarto cd che presenteranno a fine Giugno.

Che resta da dire...che ho pensato di omaggiare questi due “felini” per far sì che siano conosciuti da più persone, perché meritano davvero per la loro bravura e per la spontaneità e genuinità con le quali sanno stare sul palco coinvolgendo il pubblico dall’inizio alla fine.

Quindi non mi resta che citare una frase famosa televisiva: “comprate e ascoltate la buona musica italiana” (...e locale...aggiungo io).

martedì 3 maggio 2011

Elisir di lunga vita

A volte le persone fanno di tutto per rimanere giovani nel corpo e nell’anima, spendendo in trattamenti e prodotti che promettono grandi cose...forse però c’è un modo molto più semplice e naturale per sentirsi meglio: accettare il tempo che passa e coltivare l’orto...

Sicuramente una vita in campagna, in mezzo al verde, dove l’aria è più pulita e lo stress cittadino non ti colpisce, favorisce una serenità interiore che fa sì che il nostro fisico e la nostra mente siano in pace.

Coltivare l’orto pare sia un’attività che fa molto bene, sia al fisico che alla mente. Aiuta a tenere attivi sia l’uno che l’altra, perché permette di non pensare a tanti problemi in quanto concentrati sul lavoro fisico, inoltre dà molta soddisfazione perché consente di poter mangiare i frutti della terra. Ecco perché tante persone di una certa età, ad un certo punto decidono di coltivare un pezzettino di terra, sia per passare il tempo ma anche per divertimento, diventa in qualche modo un’attività ludica e sana.

I gesti necessari per far crescere i prodotti dell’orto, ossia zappare la terra, rimuoverla, piantare, seminare, potare, annaffiare etc., sono gesti anti-stress. L’attività fisica impiegata, è un’attività anche faticosa forse, ma molto positiva. Ma che soddisfazione c’è nel presentare a tavola un’insalatina o dei pomodori freschi del proprio orto?

Purtroppo  non tutti hanno la possibilità di avere un pezzettino di terra da coltivare, sia che si tratti di un giardino o di un’orto, ma non dobbiamo disperare...anche un balcone con dei vasi va benissimo, per piante ed erbe aromatiche.

A volte mi arrendo perché ritengo di non avere il pollice verde (mi è capitato tante volte) ma dovrei insistere, cercando di imparare da chi in campagna c’è vissuto veramente, il mio babbo per esempio.

Lui ha la fortuna di coltivare un pezzettino di terra che si trova sotto casa mia. Io vivo vicino alla stazione, quindi il terreno non è molto favorevole perché pieno di macerie che sono i resti dei bombardamenti della guerra. Prima di poterci seminare qualcosa ha dovuto zapparlo tantissimo per togliere le macerie e renderlo un terreno un po’ più fertile. Ora però che la terrà è abbastanza coltivabile, ci passa le giornate a seconda delle stagioni...la primavera e l’estate sono i periodi in cui lo trovi  la maggior parte del suo tempo nell’orto, sono i periodi che danno anche più soddisfazione per i frutti che il terreno offre...lo vedo dalla finestra col cappellino in testa e ogni tanto gli chiedo se ha bisogno dell’acqua per annaffiare.

Riflettendo bene, penso che dovrei passare un po’ più di tempo insieme a lui sporcandomi con la terra, cercando di imparare a riconoscere le piante, ed “ereditando” qualcosa che mi sia utile in futuro, quando ormai sarò una donna di mezza età, che troverà la soddisfazione e l’orgoglio di vedere crescere i semini piantati, continuando ciò che lui ha iniziato. Forse ho trovato il segreto per invecchiare bene...